INTERVISTA a Elisabetta Giacalone

Pubblicato il 9 marzo 2023 alle ore 00:00

“Il rosso è il colore del Natale, dell’amore, delle rose, della carta regalo, della giacca di Babbo Natale... e del fluido che scorre nelle vene, del sangue.”

Così inizia il libro di Elisabetta Giacalone, horror natalizio con descrizioni estremamente minuziose, ma chi è la mente dietro la creazione di questa inquietante tragedia? Per scoprirlo noi di libroverso abbiamo deciso di proporle un'intervista che esplora non solo il suo nuovo libro “Bloody Christmas”, fuori oggi in tutte le librerie e online, ma anche la sua passione per la scrittura. Vi lascio a questa nostra prima intervista altamente consigliandovi di mettere il prima possibile le mani su Bloody Christmas perché ne vale davvero la pena!

1.Quando e perché hai iniziato a scrivere?

Se dicessi che la scrittura ha sempre fatto parte di me sin da piccina e che ho iniziato a scrivere prima ancora di parlare, mentirei spudoratamente. La scrittura non ha sempre fatto parte di me, anzi, è nata per puro caso, anche se mi piace vederla come l’unico scoglio che mi ha permesso di salvarmi in alto mare (frase fatta, ma vera). Ho iniziato a scrivere alle medie, tra il primo e il secondo anno, prima provando a casa a realizzare delle storielle basandomi sulle tracce dei temi che c’erano sul libro di testo e poi prendendo ispirazione da ogni cosa. Ho iniziato a scrivere per trovare un senso alla monotonia che mi affliggeva, non avevo nulla da fare alle medie, non avevo ancora trovato lo sport che faceva per me, non avevo molte amicizie e non amavo neanche socializzare, passavo il tempo a studiare perché sommersa dai compiti e, così, la notte, fissando il soffitto senza prendere sonno, una parte del mio cervello, che non sapevo di avere, si attivava. Immaginavo di essere la protagonista di avventure spaziali, di essere l’eroina di un mondo fantastico popolato da guerrieri e draghi e, così, decisi di cominciare a mettere per iscritto quei film mentali. Erano solo racconti molto brevi, poi, pian piano, ho scritto interi romanzi. L’ispirazione maggiore è nata quando al primo anno di liceo ho creato un profilo wattpad con una mia amica, lì scrivevamo entrambe racconti e poesie. Poi, un giorno, mi è venuta in mente una scena di azione e poi un’altra e poi un’altra ancora e così ho iniziato a scrivere il mio primo libro (che ho poi pubblicato su wattpad al mio profilo singolo echo_madworld, il titolo è “Knightly Nightmare”).

2. Prima di scrivere, leggevi? Se sì, hai un libro preferito?

Assolutamente sì. Non penso che avrei mai iniziato a scrivere senza l’aver letto quel magnifico libro che vi citerò alla fine della risposta. Leggere mi è davvero sempre piaciuto, ho iniziato a leggere che ero davvero piccola e mi sono appassionata ancora di più durante le ore di scambio libri alle elementari. Come annunciato prima, il mio libro preferito è proprio quello che per me resterà un’ancora di salvataggio perché mi ha spronato a cominciare a scrivere. Non è un libro singolo, ma la prima trilogia di una saga: “Cronache del Mondo Emerso” dell’incredibile Licia Troisi. Si tratta di un fantasy splendido, ricco di metafore e di colpi di scena, nulla di banale e tutto inaspettato. Sennar (uno dei personaggi) è stata la mia prima (unica e vera) bookcrush. Quel libro mi ha regalato scleri, risate e lacrime, primo libro per il quale ho pianto. Ho amato Nihal, la protagonista, tanto che per i due carnevali successivi mi sono travestita da lei. Lo consiglio a tutti gli amanti del fantasy, il Mondo Emerso merita di essere letto da tutti.

3.Hai qualcuno che ti ha ispirato a diventare scrittrice?

In realtà tutto il contrario. Nessuno ha mai veramente creduto nel mio lavoro finché non ho finito “Bloody Christmas” e ancora sono poche le persone che conosco che veramente mi spronano. Dicevano sempre tutti che l’essere scrittrice era un sogno infantile, assolutamente irrealizzabile per una ragazzina senza parenti nel settore, un qualcosa di costoso e difficile, specialmente perché non ero in grado… ovviamente ho smentito quelle voci. I miei genitori mi hanno molto incoraggiata quando ho finito la scrittura del primo libro e mi hanno aiutata tantissimo a raggiungere l’obiettivo.

4.Come ci si sente a sapere che il tuo horror “Bloody Christmas” è prossimo all’uscita?

Come mi sento? Non posso di certo dire di essere triste a riguardo! Aspetto questo momento da una vita, posso solo provare un vortice di emozioni incontrollabile. Sono davvero in ansia, tante sono le librerie e i bookblogger che hanno riposto in me e nel mio libro la loro fiducia, hanno praticamente investito sul mio lavoro e l’ultima cosa che vorrei è deluderli. Allo stesso tempo, sono super emozionata: è passato quasi un anno dall’invio del manoscritto e la campagna crowdfunding e poter finalmente vedere un prodotto finito è assolutamente un regalo non da poco. 

5.Da dove è nata l’idea per il tuo libro?

“Bloody Christmas” l’avevo scritto inizialmente per un piccolo concorso, avevo cinque giorni di tempo e sotto scadenza le cose mettono sempre tanta ansia. I creatori del concorso avevano fornito delle immagini natalizie dalle quali prendere ispirazione. Erano una renna, Babbo Natale, un bambino con i capelli a scodella intento a leggere e, infine, un biscotto di pan di zenzero. Da lì, come per magia, mi è venuta in mente la storia di “Bloody Christmas”. Nove bambini che, a causa di una marachella causata da un biscotto, vengono scelti da Babbo Natale per una vera e propria lotta alla sopravvivenza. Vi chiederete: se era un concorso natalizio, come hai fatto a pensare a una storia dell’orrore? La risposta: non lo so, sono sempre stata stramba. In realtà volevo scrivere una storia del genere da sempre, forse quel concorso è stato solo una scusa per portarla a termine.

6.“Bloody Christmas” avrà un sequel o un prequel?

No, “Bloody Christmas” è autoconclusivo, volume unico fine a se stesso. Realizzare un sequel su un’apocalisse sarebbe tremendamente ripetitivo e poi non sono mai stata brava a scrivere saghe (ci ho provato, ma si sono tutti rivelati progetti fallimentari).

7.Come ti sei sentita quando ti ha contattato la casa editrice “Bookabook”?

Sono stata io a contattare la casa editrice bookabook. Non sono stata tra i fortunati scrittori che sono stati notati da qualche casa editrice tramite magari wattpad o altro. Volevo pubblicare “Bloody Christmas”, specialmente dopo aver ricevuto da una ragazza simpaticissima e gentilissima (ventoearte su Instagram) una recensione estremamente positiva del libro che ancora era su wattpad, e così mi sono messa a cercare. Ho fatto una breve ricerca e, così, alla fine ho scelto bookabook, mi incuriosiva il suo metodo editoriale basato sul crowdfunding, ovvero il raggiungimento di duecento preordini in cento giorni, e così mi sono cimentata. Quando ho mandato il manoscritto, però, mai pensavo di ricevere una risposta! Quando mi è arrivata la mail con esito positivo della casa editrice ero a scuola, avevo appena finito un corso pomeridiano e mi ricordo di aver cominciato a saltare e a urlare dando la buona notizia alla mia collega wattpad che ho citato in una risposta precedente che era seduta dietro di me. È stata davvero un’emozione unica, non saprei neanche spiegare la gioia che ho provato.

8.I tuoi altri libri sono autopubblicati?

Oltre a “Bloody Christmas” ho pubblicato solo “Lettere ai miei cari” un thriller/giallo epistolare autopubblicato con KDP amazon, ma sono alla ricerca di un editore anche per questo libro, spero di trovarlo. Intanto, è disponibile su amazon, oppure acquistabile direttamente da me. Avevo tempo fa pubblicato (sempre con KDP) un altro libricino, ma l’ho rimosso dal commercio in quanto lo sto ampliando, sarà parte di un progetto molto più grande, non vedo l’ora che possiate leggerlo. Per il resto, alcuni altri scritti si trovano su wattpad in attesa di una pubblicazione cartacea a seguito di tante altre ricerche editoriali.

9.Hai trovato differenze tra le esperienze di pubblicazione?

Assolutamente sì, le differenze sono proprio palpabili. Prima di tutto, l’autopubblicazione è molto più veloce (in tre giorni il mio libro era in commercio contro i dieci mesi con casa editrice, ma un motivo c’è), ma anche più faticosa per diversi aspetti. Prima di tutto, non avendo un editore alle spalle, spetta a te occuparti di ogni dettaglio del libro, o personalmente o comunque a tue spese (editing, correzione di bozze, copertina, ecc…). Inoltre, la maggior parte dei lettori vuole trovare il libro in libreria e con l’autopubblicazione è difficile giungere fisicamente nelle sedi fisiche. Ho provato anche a fornire delle copie alle librerie, ma la maggior parte non accettavano libri pubblicati autonomamente (in più, io ho proprio sfortuna). È vero che con l’autopubblicazione si ha il controllo su tutto, ma è davvero faticoso. Pubblicando con una casa editrice si è comunque circondati da esperti nel settore, editor professionisti e ottimi grafici che lavorano per rendere il libro perfetto, inoltre, si ha più possibilità di arrivare in (almeno alcune) librerie grazie a un canale di distribuzione che la maggior parte delle case editrici hanno (bookabook, ad esempio, utilizza Messaggerie Libri). Alla fine sono entrambi metodi validi, ma se c’è la possibilità continuo a preferire il metodo tradizionale.

10.Ti senti particolarmente in sintonia con qualcuno dei tuoi personaggi? Perché?

Diciamo che tutti i miei personaggi diventano come figli durante la scrittura e finire il libro significa lasciarli andare, quasi farli morire, ma nello stesso tempo rinascere nelle mani dei lettori. Di sicuro, sento Carl, il protagonista, molto vicino a me, abbiamo un po’ gli stessi gusti e molte idee simili, anche se, tra tutti, il mio cuore sarà totalmente riempito da Stephen. Il bambino appena citato è uno dei miei personaggi preferiti, mi rispecchia sotto molti aspetti, è molto preciso e poi non a caso ha il nome di uno dei miei scrittori preferiti e personaggio Marvel più amato.

11.Hai mai pensato che ciò che scrivevi era “orribile” e non valeva la pena venisse pubblicato? Quando?

Un po’ tutto il processo di scrittura in generale è caratterizzato da una serie di alti e bassi. Molti sono i bassi e pochi gli alti. Con Bloody Christmas i miei bassi sono stati tantissimi. La maggior parte del libro è stata realizzata in una notte passata in bianco, ogni secondo rischiavo di addormentarmi sulla tastiera e odiavo ogni parola che scrivevo. Sentivo come se non stessi riuscendo a scrivere, mi sentivo come un bambino che stava imparando l’alfabeto e tutto quello che il mio cervello sfornava, per me, era assolutamente spazzatura. Ho cancellato interi capitoli e ho pianto più volte, la scadenza era vicinissima e la stanchezza mi stava mangiando viva, ma, alla fine, quando l’ho riletto per la revisione, mi sono accorta che non era affatto male e che, alla fine, ero solo stanca e incapace di comprendere. In ogni caso, riconosco che Bloody Christmas non è il miglior libro che ho scritto. L’ho realizzato più di un anno fa e sono (spero) migliorata da quel momento, anche durante l’editing con la casa editrice, infatti, ho modificato molti passaggi. Ma, in fondo, ho ancora 17 anni, ho tanto tempo per migliorarmi ed è quello che senz’altro farò.

12.Hai consigli per aspiranti scrittori?

C’è una frase che dico sempre ed è: scrivi ciò che vorresti leggere. Sembrerà banale, ma solo così sono riuscita a scrivere. C’è una storia che ti incuriosisce? Cerchi un libro in particolare? Non esiste? Scrivilo tu! Importantissimo è poi non essere presuntuosi, a qualsiasi età. Che tu abbia 15 anni o che ne abbia 50, si può sempre migliorare e le critiche costruttive aiutano. Bisogna sempre tenere in considerazione il fatto che un libro potrebbe non piacere, ma non per questo bisogna insultare chi lo dice (sempre che lo faccia con modi garbati) né pensare di essere falliti. Un altro consiglio è non scoraggiarsi mai, come ho detto ci sono sempre alti e bassi durante la stesura di un libro, ma bisogna sempre andare avanti e scrivere senza ansie. Importantissimo quando si è scrittori è leggere, magari un libro dello stesso genere che si sta scrivendo, informarsi ed evolversi. In più, posso solo dire che il miglior modo per imparare a scrivere è scrivere.

13.Cosa diresti alla te alle prime armi con la scrittura?

Le direi di non arrendersi e che la strada sarà in salita, ma non per questo non sarà in grado di superarla. Le direi di non pensare alla lunghezza di un libro, le direi di divertirsi e di dare sempre il massimo perché, alla fine, solo così si può emergere.

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